(✏️ Gaia Piccardi) La medaglia d’oro nei 10 mila all’Europeo al collo. La tessera del club riservato ai grandi mezzofondisti italiani della storia dell’atletica (Cova, Mei, Antibo) in tasca. Un piatto di pomodori e mozzarella, più il lusso di una birra («Fuori gara me ne posso concedere due alla settimana, non sempre rispetto la regola ma la media è quella»). La fidanzata Sofia, con cui convive in collina a Trento, quartiere Cognola, al fianco. Nella notte del trionfo, a Monaco, Yeman Crippa è l’uomo più felice del mondo.
Yeman, la sua storia di orfano etiope adottato bambino da una coppia italiana insieme ai cinque fratelli e ai cugini per vivere sulle montagne del trentino è tutto fuorché banale. In che modo il suo passato corre in pista con lei? «Ho avuto una storia particolare, è vero. Mi sento tanto fortunato di essere potuto venire in Italia e di aver scoperto che c’è un’altra vita. Mi è stato dato un futuro diverso, migliore. E’ questo il motivo per cui questo oro che ho aspettato a lungo lo dedico a me stesso».
Una finale europea dominata. «Ho impostato la gara sui cambi di ritmo: quando non sono in condizione li pago nel rettilineo finale. Ma qui a Monaco stavo benissimo, avevo rinunciato al Mondiale in Oregon per l’Europeo, una scelta non facile, però alla fine azzeccata. Avevo capito con il bronzo nei 5 mila che stavo bene, che riuscivo a fare cose belle, quindi nei 10 mila sono riuscito a gestirmi. Ho visto il norvegese andarsene, mi devo tirare le orecchie per aver guardato troppo il francese, ho rischiato di perdere l’attimo, ma le gambe c’erano: mi sono gasato, e per recuperare è bastato il minimo sforzo». Leggi l'intervista completa sul Corriere 👉
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